GRUPPO SUL PENSIERO RIMURGINATIVO
A volte ci si sente “assediati” dai propri pensieri negativi. Questi pensieri, spesso, ci spaventano.
Riflettere dopo un litigio in famiglia, una rottura con il partner o un’incomprensione sul lavoro è utile per comprendere, a mente lucida, cosa è accaduto e cosa ha fatto degenerare l’incontro per utilizzarlo in futuro in situazioni simili. Ma se si sta pensando alla stessa situazione ormai da qualche giorno (o da settimane) forse si è passati dal pensare al rimuginare e, probabilmente, lo si sta facendo in modo sempre più ossessivo. Soprattutto se non si riesce a smettere di pensarci. Rimuginare può essere rischioso perché produce:
• Isolamento: stai trascorrendo molto tempo da solo con i tuoi pensieri invece che nella realtà.
• Inefficacia: anche se ci penserai mille volte al giorno non potrai cambiare il passato né anticipare il futuro, cosa che invece potrai fare se cambi strategia!
• Calo della qualità della vita: il rimuginio è associato a insonnia, irritabilità, irrequietezza, mal di testa cronici . È spesso frequente nei disturbi d’ansia.
Rimurginio e ruminazione mentale rappresentano due stili di pensiero che la letteratura scientifica internazionale considera il cuore dei disturbi ansiosi e depressivi rispettivamente.
Le nuove forme di psicoterapia cognitiva e cognitivo-comportamentale di terza generazione prevedono l’integrazione di molte strategie tese a (1) aumentare la consapevolezza dei propri stili di pensiero e delle loro conseguenze, (2) ridurre i livelli di pensiero perseverante (rimuginio e ruminazione), (3) acquisire maggior flessibilità cognitiva nella gestione del proprio pensiero, (4) modificare metacognizioni che possono ostacolare un efficace regolazione cognitiva.
La Mindfulness: una strada utile
Dagli anni novanta in avanti i dati di efficacia relativi all’impiego della mindfulness nel trattamento dei vari disturbi si sono moltiplicati e tutt’ora, lo spettro di utilizzo della stessa si va via via ampliando sia in termini di target, che in termini di trattamento di disturbi specifici, che in termini di trattamenti integrati.
Fabrizio Di donna (2012) asserisce che «Le aree cliniche di utilizzo degli interventi basati sulla mindfulness sono oggigiorno estremamente numerose e diversi studi di efficacia hanno messo in evidenza la rilevanza clinica di queste forme di trattamento per molteplici disturbi. La mindfulness è una componente fondamentale per numerosi modelli terapeutici standardizzati, molti dei quali fanno parte dell’approccio cognitivo-comportamentale. Il protocollo MBSR (Kabat-Zinn 1990) è forse il primo modello che presenta un’applicazione clinica della mindfulness, ed è risultato efficace nel trattamento di diversi disturbi d’ansia, in modo particolare il Disturbo d’Ansia Generalizzata, il Disturbo di Panico e la Fobia Sociale (Kabat-Zinn, 1992; Borkovec e Sharpless 2004, 2004; Miller et al., 1995). La Mindfulness-Based Cognitive Therapy – MBCT (Segal, Williams e Teasdale, 2002) è un’integrazione tra Terapia Cognitiva e il protocollo MBSR che si è rivelata efficace nel ridurre in modo significativo le ricadute nella depressione».
Altre possibili applicazioni possono essere: il disturbo da uso di sostanza (Marlatt, 2002) e disturbi del comportamento alimentare (Kristeller & Hallet, 1999; Telch, Agras & Linehan, 2001). Inoltre Marsha Linhean l’ha incluso nel protocollo DBT per il trattamento dei disturbi di personalità.
La Mindfulness e il Rimurginio
La presenza mentale e consapevole può indebolire le categorie associative stabilite in precedenza in modo automatico così come alcuni stili di comportamento routinari. Un crescente filone di risultati empirici suggerisce che la pratica della Mindfulness può portare a de-automatizzazione e che questa, può essere uno dei vantaggi centrali risultante dai meccanismi della consapevolezza di Mindfulness.
Sono quattro le componenti della Mindfulness (consapevolezza, attenzione sostenuta, concentrazione sul momento presente e l’accettazione non giudicante) che contribuiscono a creare l’ambiente necessario affinché si verifichi la de-automatizzazione. A loro volta, le caratteristiche o le componenti della Mindfulness portano a realizzare quattro processi mentali successivi: ridurre le inferenze di pensiero automatiche, valorizzare il controllo cognitivo, facilitare una comprensione metacognitiva, e prevenire la soppressione e la distorsione dei pensieri. Questa funzione di de-automatizzazione della Mindfulness promuove strategie di autoregolazione adattive ed effetti desiderabili sulla salute.
Il gruppo è un luogo protetto
In ogni gruppo abbiamo la possibilità di sperimentare com’è entrare in relazione con gli non attraverso il racconto che ne facciamo ma attraverso la nostra esperienza diretta. Un’esperienza che avviene in un contesto protetto, facilitato da regole rispettose di noi stessi e degli altri e condotti da una psicoterapeuta.
Modalità di iscrizione
è prevista una lista d’attesa.
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